Per quanto deprecabile, soprattutto quando riguarda funzioni tecniche, lo “spoils system” è una pratica politica acclarata e raramente contestata. Chi vince si prende il bottino, per stare all’etimologia, e governa per il tempo del mandato con l’ausilio di persone ritenute più congeniali al proprio disegno di gestione e, ovviamente, più affidabili. Il sindaco di Napoli in scadenza prorogata (i consiglieri comunali che gli hanno consentito di bypassare l’inciampo del bilancio farebbero bene a tacere) forse ha pensato di salvaguardare almeno per un triennio la fine del suo impero decennale. Da qui le sue scelte sulle aziende pubbliche comunali con un giro di valzer che renderà stabili appunto per tre anni le poltrone che ora si stanno per assegnare. Tutto lecito, sia chiaro, e da un ex magistrato non ci si potrebbe attendere comportamento diverso, ma è evidente che così facendo imbriglia le decisioni di chi, chiunque sia, sarà chiamato dai cittadini ad amministrare per cinque anni a partire dal prossimo autunno. A pensar male c’è anche il sospetto che in tal modo si rafforzerebbe la candidatura del suo vicesindaco, Alessandra Clemente, che per la verità, stando a qualche sondaggio che già circola, non sembra avere molte chances. Va però obiettato che se si conquista la simpatia dei nuovi amministratori si perde anche quella dei vecchi per cui il conto va in pareggio e può essere perfino controproducente come si vede dalla moria di assessori durante il lungo impero ora finalmente alle ultime battute.
Di “spoils system” non si preoccupa l’inquilino di Santa Lucia che essendo all’inizio del secondo mandato se lo può fare secondo gusti e necessità. Oltretutto, avendo generosamente caricato sulle proprie spalle una molteplicità di deleghe normalmente ricoperte da assessori, e incontrando pochi intralci in un Consiglio regionale assiso sugli spalti più che sulle seggiole istituzionali, può ben dire che lui la riforma costituzionale – governatore piuttosto che presidente della Regione – l’ha fatta in corso d’opera. Non mette conto ricordare le discusse decisioni in tema di cultura operate da Vincenzo De Luca… ce n’è sempre una fresca di giornata come quella della guida della Fondazione Ravello dove forse l’onnipotente, nonostante giocasse in casa, pare abbia trovato nel sindaco del delizioso comune un interlocutore resistente. Dalla cultura all’acqua la salernitanità, non disgiunta da complicati equilibri politici, è onorata dall’odierno rinnovo dei vertici della Gori, la società idrica che raggruppa un’ottantina di comuni dell’area vesuviano-sarnese e il privato Acea.
Nell’insanabile scontro di questi anni tra le due massime figure istituzionali della Campania, il presidente della Regione e il sindaco di Napoli, pur con caratteristiche, modalità e risultati diversi, si intravede qualche punto di contatto in questa gestione del potere fortemente caratterizzata. Storie e vite diverse le loro, caratteri forti e alternativi, profili professionali non assimilabili, il politico e il magistrato, in comune la visione politica essendo o essendo stati ambedue comunisti, alla fine inconciliabili al punto di prescindere totalmente dallo spirito di collaborazione più che doveroso operando ambedue nello stesso territorio. Ora questo duello sta per concludersi ma potrebbe addirittura continuare dal momento che de Magistris, che se ne sta andando in Calabria, nel prossimo futuro potrebbe confrontarsi da pari grado con De Luca. Si vedrà, ma ora e qui che cosa resta sul terreno? Molte macerie e una grande domanda di normalità. Più che speranza una necessità.
*Articolo pubblicato il 24 aprile 2021 sul Corriere del Mezzogiorno
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