Cerco sempre di ragionare senza pregiudizi e il pregiudizio, se l’avessi, mi porterebbe a ritenere Gaetano Cimmino un sindaco ben lontano dalle mie concezioni e dalla mia sensibilità, ma mi vado convincendo che si sia comportato responsabilmente. Perché chiedere al presidente della Regione di dichiarare la sua città, la mia Castellammare, “zona rossa” non è una scelta che si fa a cuor leggero, e bisogna aspettarsi che sia accompagnata da controlli severi che finora sono vistosamente mancati. I numeri e le terribili cronache di questi mesi e di questi giorni dicono che la città è davvero in una situazione allarmante, non solo il suo ospedale, che ormai è diventato un simbolo della crisi pandemica, ma la diffusione del virus, per quello che si sa, in rapporto alla popolazione.
Per legami familiari e per conversazioni con amici con i quali intrattengo un dialogo quasi quotidiano ho informazioni sempre più preoccupate e preoccupanti da settimane e credo che a Cimmino non si offrivano molte alternative. Pur tuttavia, piuttosto che indugiare con il timore dell’impopolarità e la paura di sbagliare, ha scelto la via più drastica, quella che sperabilmente può riportare nel giro di un periodo non prevedibile la situazione ad una condizione non dico di normalità ma almeno di sopportabilità.
Aggiungo che, al di là di valutazioni di merito o di eventuali propositi strumentali, mi aveva positivamente sorpreso la sua iniziativa, a prima vista temeraria, di candidare Castellammare a capitale italiana della cultura del 2022. Mi sembra che siano due decisioni, soprattutto quella di oggi, responsabili. Soprattutto auguro agli stabiesi, familiari e amici compresi, di poter affrontare e superare il difficile momento con senso di responsabilità e unità di intenti e comportamenti.