Mi capita spesso di sentirmi chiedere come mai sia così forte e radicato per un napoletano consapevole e irriducibile come me il rapporto con la Calabria. Potrei dire semplicemente che quella terra e quei mari ti entrano nel cuore e nell’anima, ma, nonostante la definizione di “razza maledetta”, il pregiudizio al quale un intellettuale del calibro di Vito Teti ha fatto ricorso per smontarlo pezzo a pezzo pur non nascondendo le colpe della sua gente, io ho conosciuto persone straordinarie da quelle parti. Ci ho pensato molto in questi giorni quando un caro amico, Mimmo Rizzuti, mi ha sottoposto una sua idea a proposito delle prossime elezioni regionali. «Che pensi di una candidatura di Tonino?», mi ha chiesto. Gli ho risposto che sarebbe un bene per la Calabria ma non so quanto la condizione poco felice in cui versa il largo fronte di quella sinistra dal perimetro così indefinito renda praticabile e vincente una sua discesa in campo. Ora leggo che il neoeletto sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà, ha nominato suo vice proprio lui, Tonino. E Tonino è Tonino Perna. Una di quelle persone che mi hanno fatto amare la Calabria.
Il suo profilo parla pur per cenni parziali da solo: 73 anni. reggino doc, trascorre molto tempo attraversando lo Stretto perché lavora a Messina nella cui università è professore emerito di sociologia economica e della cui città è stato assessore alla cultura nella giunta Accorinti, presidente della Sinistra EuroMediterranea, candidato alle elezioni europee nella lista con Sipras, e mi fermo qui perché occorrerebbe un terzo di questo articolo per dire soli i titoli della sua biografia, i libri, le iniziative, gli incarichi. Con due aspetti che voglio sottolineare: sempre nel segno della coerenza e della concretezza. Su questo secondo punto ricordo che da presidente del Parco Nazionale dell’Aspromonte mise in atto un efficace modello di protezione dagli incendi che sciaguratamente fu dimenticato come le tante cose buone dalla Regione.
Aggiungo ancora che è un giornalista di valore come dimostrano i suoi fondi sul Manifesto, qualità di cui mi avvalsi con assiduità nel mio lavoro al “Quotidiano della Calabria”. Per capirci, racconto un episodio a dir poco singolare. Pochi minuti dopo le 14 di lunedì 25 febbraio 2013 sulla mia posta elettronica arrivò una sua mail: conteneva un articolo, più precisamente un editoriale di analisi del voto che con il clamoroso successo dei Cinquestelle avrebbe segnato la storia politica italiana di questi anni. Lui commentava il risultato con la precisione, fatta eccezione per i numeri che non riportava, di chi invece sembrava avere a disposizione proprio quei numeri. Lo chiamai con non poca sorpresa per chiedergli: ma che hai scritto? I seggi sono ancora aperti, lo spoglio inizia tra un’ora e tu già scrivi come si è votato. E lui: «Puoi già metterlo in pagina, questi saranno i risultati, le cose sono andate esattamente così». Parlammo un po’, poi lo lasciai con un certo sconcerto anche perché non era a conoscenza di sondaggi e all’epoca quelli che furono fatti sbagliarono clamorosamente. Andò come diceva lui, non si dovette cambiare una virgola al suo pezzo che pubblicai come editoriale con un codicillo per sottolineare i tempi e le modalità del suo invio. Insomma, un signore con i piedi per terra, con la mente lucida, la curiosità sterminata e l’esperienza derivatagli da spessore culturale, esperienza e militanza politica. È superfluo dire della sua onestà cristallina e della stima che lo circonda da sempre.
Ecco chi è il nuovo vicesindaco di Reggio Calabria. Una di quelle persone che mi hanno fatto amare la Calabria. Uno che ha un’idea della sua terra: proiettata verso l’Europa e radicata nel Mediterraneo, perché quei quattrocento chilometri di montagne che scendono in mare da un lato e dall’altro, non sono un pezzo residuale del paese ma una piattaforma naturale che mette in relazione mondi diversi per trasformare paure e preoccupazioni in risorse. Io mi auguro che la nomina al Comune di Reggio sia solo un passaggio e che il suo nome venga preso in considerazione per la prossima vicina scadenza elettorale. Dopo tanti fallimenti la Calabria ha il diritto di scommettere sulla qualità umana, culturale, politica dei suoi uomini più validi. E non sembri velleitario. Anche perché questi sono tempi instabili, ci sono ovviamente i soliti sistemi di potere, conviviamo con pericoli che un anno fa neanche immaginavamo, ma forse è matura la necessità di un cambiamento reale.