Soffia, fresca e promettente, l’aria nuova nella Chiesa napoletana. Napoli è un territorio, meglio ancora un mondo sterminato di storia, umanità, contraddizioni, simboli, credenze, passioni, miserie e splendori tale da incutere timore, ansia, forse anche un sentimento di inadeguatezza, ma don Mimmo Battaglia non s’è perso d’anima e ha fatto da subito quello che faceva da sempre: stare tra la gente, piegarsi sulle piaghe, ascoltare, pronunciare parole chiare e vere, sottolineare doveri e diritti, andare al cuore dei problemi, infondere la speranza che non attende e che si fa impegno, invitare al coraggio che vince le paure. È la chiesa di Francesco, del papa che il venerdì, a sorpresa, entra nei luoghi della sofferenza professando misericordia con una mano sulla testa, un abbraccio, una carezza, un sorriso agli ultimi, agli umiliati e offesi, agli scarti. La chiesa che fa il suo mestiere di sempre quando non si incartapecorisce trasformandosi in potere tra i poteri.
Neanche il virus, che pure lo ha toccato fisicamente, ha fermato il nuovo vescovo di Napoli. Anzi. La sua è già una presenza viva nella città dei mille problemi, le sue giornate sono piene di incontri, di visite, di discorsi, di appelli, di progetti. E, come avviene soprattutto nei periodi difficili, il tam-tam produce rapidamente i suoi effetti e così dagli operai della Whirlpool ai mercatali, dai singoli ai gruppi il suo intervento è richiesto, ascoltato, rispettato. Lui non si sottrae. Tra la denuncia e l’implorazione si fa strada la richiesta, tutta politica, di soluzioni e non di prebende. Per poveri e povertà, che “non sono categorie sociologiche”, propone una “cordata sociale”. A chi gli segnala che in una chiesa sono ancora ben esposti i quadri regalati dai Nuvoletta, gli assassini di Giancarlo Siani, non risponde con il silenzio o parole inutili bensì con l’ordine di rimuovere quei doni sgraditi e “grondanti sangue”. Uomo del nostro tempo, chatta quotidianamente con i cinquecento sacerdoti della sua diocesi. Ai ragazzi di Procida che hanno “salvato la processione del Venerdì Santo” scrive: «Ogni volta che penso ai ragazzi e ai bambini, mi torna alla mente la tavolozza dei colori che utilizzano i pittori per le loro opere. Voi ragazzi e bambini siete un mix di colori in grado di dare vita anche alle giornate più buie. Siete un dono immenso e prezioso per noi adulti e, forse non ve lo diciamo spesso, ma guardare a voi, al vostro modo di affrontare e vivere la vita, è un grande esempio per noi adulti».
Viene, ricordiamolo, dalla Calabria dove i colori, bellissimi, sono intensi pur in aree spesso su altro versante troppo opache o dipinte come tali. In quella terra, più nota per le aree grigie e martoriata da una perenne considerazione negativa di dentro e di fuori, uomini di chiesa di valore hanno fatto e fanno sentire la loro voce. Certo, ci sono quelli che consentono profanazioni simboliche ai boss della ‘ndrangheta, ma da Pino Demasi a Ennio Stamile, da Pietro De Luca a Giacomo Panizza un foltissimo gruppo di parroci difende l’integrità della missione pastorale senza timore di finire nel mirino dei potenti e dei malavitosi e si misura con i drammi delle ingiustizie e della povertà. Battaglia è cresciuto in questo mondo lasciando tracce importanti nella sua Satriano che è parte della diocesi di Catanzaro-Squillace, retta da Vincenzo Bertolone, che, tanto per dire, è stato il postulatore della causa di beatificazione di don Pino Puglisi.
Franco Cimino, un cattolico calabrese autorevole che conosce bene il nuovo vescovo di Napoli, invita a soffermarsi sui suoi occhi: profondità, dolcezza e fermezza svelano il carattere dell’uomo, ne mettono a nudo l’anima, non mentono sui suoi sentimenti e sui suoi pensieri. Una volta gli ha detto che sarebbe andato lontano, e Napoli, dopo la parentesi sannita, ha confermato la previsione, che fu bloccata drasticamente dall’interessato quando stava per diventare più ardita. Per don Mimmo conta l’azione di ogni giorno, il qui e ora, perché è vitale percorrere «non le strade che fuggono dalla vita, non quelle del disimpegno o della resa».
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