«Sarebbe una sfida interessante, si potrebbe anche vincere». Luigi de Magistris non finirà mai di stupire. Visto come è stata amministrata Napoli in questi anni si potrebbe sospettare che lui la notte non abbia dormito per pensare a come risolvere, avendo solo l’imbarazzo della scelta, qualche problema della città, ma soprattutto per capire quale destino disegnare per il suo personalissimo futuro. Un merito gli va riconosciuto: un’immaginazione sterminata compresa la capacità di escogitare ogni volta la mossa del cavallo.
Ora sta valutando l’eventualità di ritornare in Calabria per candidarsi alla presidenza della Regione. Ne parla con i suoi, credo soprattutto con sua moglie che è calabrese doc. In Calabria ci sono anche gruppi intitolati al suo nome. Non so quanto i calabresi auspichino questa prospettiva ma, considerato come sono andate le cose tra fallimenti politici, gestioni sbagliate e anche eventi luttuosi, non è da escludere che il pubblico ministero che ritornerebbe da politico navigato, quasi un figliol prodigo, potrebbe diventare non si sa se un vincitore ma sicuramente un protagonista della tormentata regione.
In ogni caso, in una terra ritenuta irrecuperabile, la sua popolarità mediatica (gli studi televisivi ne sanno qualcosa) potrebbe anche essere vista come una risorsa per invertire la pessima percezione.
Vivida è la memoria del suo vecchio lavoro nel palazzo di giustizia di Catanzaro. Le sue inchieste, osteggiate perché toccavano nervi scoperti del funzionamento della politica e della pubblica amministrazione, partivano da intuizioni fondate. Poi, per l’ostilità ambientale compresa quella di tanti suoi colleghi e anche per la sua voglia di arrivare rapidamente a conclusioni forse anche per non soccombere ai «nemici» del suo lavoro, quelle inchieste non hanno sortito gli effetti che promettevano. E lui ha lasciato la toga e la Calabria.
La sua cristallina onestà non è stata mai in discussione per quanto si possa immaginare che le risonanze magnetiche abbiano passato al vaglio la sua vita e quella di chi gli sta vicino. Chi scrive lavorò a quel tempo in Calabria e non ebbe mai dubbi tanto da scrivere che avrebbe comprato senza difficoltà un’auto usata da lui. Oggi farebbe lo stesso. Altra faccenda è la sua capacità di governare.
Il decennio ormai quasi completato della sindacatura dimostra la sua inadeguatezza a fronteggiare la complessità di una città unica e difficile come Napoli. Una città che si innamora facilmente del promesso cambiamento, fosse anche rivoluzionario, specie quando è alle strette e non vede prospettive rassicuranti. Figuriamoci se viene accarezzata con proclami, bandane, flotte, monete separatistiche, alberi metallici e corni… almeno questi ultimi evitati chissà se non per volontario scongiuro.
Inutile elencare i vari fallimenti, dal trasporto pubblico all’abbandono dei parchi, dall’ordinaria disamministrazione ai conti in clamoroso rosso tanto da dover consigliare una probabile legge speciale per la città che consenta ai futuri amministratori di poter operare. In fondo, del ricco dibattito di queste settimane a destra, centro e sinistra sul futuro sindaco il dato più confortante è proprio la prospettiva che lo Stato, chiunque vinca, provvederà a mettere un po’ di ordine e di ossigeno nei bilanci del Comune. Nel tempo saranno gli storici a inquadrare questo periodo e non è da escludere che il giudizio su de Magistris sarà condizionato dall’ultima fase, quella del duello insopportabile tra lui e il presidente della Regione De Luca; sarà anche complicato stabilire chi abbia avuto più colpe.
Comunque non è certo tempo di fare storia, de Magistris a suo modo è sempre in campo. Dieci anni fa nessuno avrebbe pensato che potesse farcela. Le sue ambizioni sono spesso apparse spropositate, ha coltivato anche il sogno di un «premierato», e così ora la via d’uscita calabrese – se non sceglie altri percorsi – non appare certo come un’aspirazione strampalata. Il fatto è che il suo genio tattico è straordinario. La Calabria, ritenuta residuale, è diventata mediaticamente, e non solo, centrale nel dibattito pubblico nazionale per i suoi primati negativi. Lo scenario ideale per uno che in quella regione ha radici profonde e che sa come stare stabilmente al centro dell’attenzione.
I calabresi, dopo tanto patire, potrebbero essere tentati. Chissà. Intanto il dado è lanciato. Quanto a Napoli fa tenerezza Alessandra Clemente, simbolo di tante cose importanti, sovraccaricata in questi anni di responsabilità immani e, infine, scagliata sulla scacchiera da cui uscirà il futuro sindaco di Napoli in guisa di pedone… sacrificale.
- articolo pubblicato il 24 dicembre 2020 sul Corriere del Mezzogiorno