di TIZIANA ESPOSITO
“Silenzio, compostezza, commozione. Se chiudi gli occhi senti che in cinquantamila formano un cuore solo. Esagerato? Qui tutto è esagerato. Ma o ci sei dentro con la fede o guardi da fuori e non capisci, o ti fermi sulla soglia con un piede di qua e uno di là per prendere cognizione prima ancora che comprendere…quando Giovanni Paolo II lo proclama beato, un tremito passa come una corrente dalla chiesa al sagrato, da viale Cappuccini all’ospedale, dalla Via Crucis a viale Padre Pio. Ma nella chiesa accade qualcosa di inconsueto. Si alza un suono strano…un inno di gioia, fatto di un battito di lingua che ricorda altre culture, altri continenti. È Colette, una fedele del Camerun…Padre Pio, dice poi con il volto gioioso rigato dalle lacrime, è…Padre Pio”
La fede, nella vita di ognuno di noi, prende strade differenti e compie strani giri. C’è chi, educato alle regole della religione cristiana fin da bambino, continua a credere fermamente in esse anche da adulto, rafforzandole; d’altra parte ci sono quelli che, pur avendo ricevuto un’educazione religiosa, la perdono poi per strada, per i motivi più svariati, e continuano a vivere contenti del loro ateismo.
In mezzo stanno coloro che per tutta la vita coltivano il dubbio, nutrono la speranza, ma non riescono, forse non si sentono degni di definirsi credenti. Io faccio parte di questa categoria di fede che potrei definire altalenante, e mi capita, a volte, di sentire il bisogno di entrare in una chiesa, magari una piccola e fuori mano, e guardare fisso verso un altare, ritornando indietro nel tempo. In quei momenti mi tornano alla mente canti ascoltati quando frequentavo l’Azione cattolica, tanti anni fa, e poi risentiti, da mamma, alle messe del catechismo dei miei figli. Resta con me, Tu sei la mia vita,Dolce sentire…
In mezzo stanno coloro che per tutta la vita coltivano il dubbio, nutrono la speranza, ma non riescono, forse non si sentono degni di definirsi credenti. Io faccio parte di questa categoria di fede che potrei definire altalenante, e mi capita, a volte, di sentire il bisogno di entrare in una chiesa, magari una piccola e fuori mano, e guardare fisso verso un altare, ritornando indietro nel tempo. In quei momenti mi tornano alla mente canti ascoltati quando frequentavo l’Azione cattolica, tanti anni fa, e poi risentiti, da mamma, alle messe del catechismo dei miei figli. Resta con me, Tu sei la mia vita,Dolce sentire…
Leggendo “Padre Pio il vero miracolo” ,di Matteo Cosenza, mi è tornato alla memoria e mi è rimasto, come una colonna sonora cantata sottovoce, “Il tuo popolo in cammino cerca in te la guida…”. E con questo sottofondo solo mio ho continuato a leggere…
Il libro raccoglie una serie di articoli scritti per il Mattino in vari momenti legati alla figura di San Pio, come il trentennale della morte, la beatificazione e poi la santificazione, il trasporto, faticoso e devoto, della statua della Madonna della Libera da Pietrelcina a S.Giovanni Rotondo, la costruzione della chiesa dedicata al frate da Renzo Piano… E in tutti questi pezzi di un lungo reportage Matteo insiste su quello che, secondo lui, giornalista laico ed agnostico, è il vero miracolo di padre Pio: la capacità di muovere le folle, di suscitare il “vento” di una fede paragonata, nella mirabile introduzione di Vittorio Del Tufo, ad “un fuoco che continua ad ardere”. In pratica, la forza di un uomo, un piccolo e testardo frate che, in vita e in morte, fa muovere le persone, mette in cammino il suo popolo.
Non è l’unico miracolo che Cosenza trova in questa figura carismatica e leggendo il suo libro ci rendiamo conto che ognuno di noi può trovare quello che più gli assomiglia: la speranza di una guarigione, il desiderio di partecipazione, la voglia di contare…Fino ad arrivare a quelli citati nell’altra bellissima introduzione di Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, la speranza che si fa convinzione che “c’è sempre una via di uscita”, soprattutto nella solidarietà, e la necessità, perché ogni miracolo possa manifestarsi, che “il silenzio ritorni tra queste colline”. Lo stesso silenzio che molti, come me, guidati dal dubbio, ricercano nelle piccole chiese nascoste e nei canti ascoltati da piccoli. Lo stesso silenzio che cerca l’autore, ve ne renderete conto arrivando alle ultime pagine del libro.
Non è l’unico miracolo che Cosenza trova in questa figura carismatica e leggendo il suo libro ci rendiamo conto che ognuno di noi può trovare quello che più gli assomiglia: la speranza di una guarigione, il desiderio di partecipazione, la voglia di contare…Fino ad arrivare a quelli citati nell’altra bellissima introduzione di Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano, la speranza che si fa convinzione che “c’è sempre una via di uscita”, soprattutto nella solidarietà, e la necessità, perché ogni miracolo possa manifestarsi, che “il silenzio ritorni tra queste colline”. Lo stesso silenzio che molti, come me, guidati dal dubbio, ricercano nelle piccole chiese nascoste e nei canti ascoltati da piccoli. Lo stesso silenzio che cerca l’autore, ve ne renderete conto arrivando alle ultime pagine del libro.
Parlando con Matteo ,giorni fa, ricordavo il motivo che mi lega, dal punto di vista umano e familiare, al frate di Pietrelcina e lui, giustamente, mi ha risposto che, in fondo, in ognuna delle nostre famiglie c’è un po’ di questo personaggio. Lo sa bene lui, nella dedica che offre a sua mamma, lo sa ancora di più sua moglie, citata due volte nel testo, in due momenti di grande intensità emotiva.
Un libro che mi sento di consigliare a tutti:a chi, ateo convinto, vuole studiare un fenomeno di massa guidato dalle riflessioni di un bravo giornalista; al credente, per trovare conferma e conforto; a chi è in dubbio e in cammino, perché ha la possibilità di compiere un viaggio insieme all’autore.
* Recensione pubblicata nel gruppo “Una città che legge” di Facebook